Edgar josé Serrano (Cileno) un incarico presso Università degli Studi di Padova Dipartimento Geografia
consulente per l’America Latina durante l’intera gestione, quale Presidente della FOCSIV, del dott. Amedeo Piva
responsabile della progettazione e della formazione dell’Ong ACCRI
collaboratore/formatore di COOPI Padova, AdP, CNCA, ANCI Nazionale, ACS, ecc.
7 anni come operatore formativo nell’ambito di un accordo di cooperazione Italia- Collabora con la rete delle Comunità Solidali
L’impatto positivo di una contundente vittoria del quesito referendario sulla cittadinanza
Dopo aver letto l’interessante contributo di Luigi De Filippis, pubblicato la scorsa settimana su questo stesso spazio , ho sentito l’esigenza di visualizzare uno scenario post-referendario sul riconoscimento (e non sulla concessione!) della cittadinanza italiana alle persone di origine non italiana residenti nel paese da lungo tempo o anche di coloro che sono nati qui da genitori non italiani.
Una contundente approvazione del quesito referendario, determinato specialmente dal forte dato del quorum raggiunto, implicherebbe, per il paese, importantissimi e favorevoli cambiamenti negli aspetti psico-socio-culturali, politici ed anche economici. Proviamo a visualizzare perché.
Nello scenario che il referendum di cui parliamo possa raggiungere un quorum che superi ampliamente le aspettative del cosiddetto minimo necessario, le conseguenze immediate di un simile risultato richiederanno l’immediata attivazione di una forte e trasversale rete di attori organizzati (soggetti impegnati, società civile, associazionismo, realtà migrante attiva e organizzata, sindacati, partiti politici, ecc.), ben coordinata e con finalità chiaramente condivise per fare effettivo, nella prassi quotidiana, il pieno e responsabile godimento del riconoscimento conquistato con la vittoria referendaria.
Con questo vorrei sottolineare che un responso altamente partecipato e positivo del referendum sarà il momento di porre alla prova l’esigenza di mettere subito in campo un potente coordinamento trasversale di forze, di idee, di iniziative e di volontà disposte a valorizzare al massimo il positivo risultato raggiunto. Ma non dobbiamo mai dimenticare che il più importante avversario in questa vicenda referendaria non sarà tanto la propaganda retrograda e negativa (che insisterà sui temi del “regalo” e del “merito”) quanto l’astensionismo. Questo sarà il nostro avversario peggiore!
Subito dopo la pubblicazione dei risultati del referendum, è verosimile che si verifichi una rumorosa quanto inutile polarizzazione tra coloro che continueranno a ripetere che la cittadinanza italiana non debba essere un regalo bensì una concessione che gli immigrati residenti in Italia si debbono “meritare” (denunciando allarmistiche quanto assurde conseguenze per l’identità nazionale), e coloro che celebreranno il risultato come un indiscutibile passo avanti verso una società più aperta e inclusiva; veramente educante e demograficamente più arricchita perché altamente consapevole della grave criticità strutturale dell’inverno demografico che soffre l’Italia da alcuni anni e di cui anche Papa Francesco ne ha parlato in diverse occasioni, formali e informali (oggi siamo in tanti a preferire la dizione congelamento demografico per commentare i dati, sempre più pessimistici, dell’ISTAT –e non solo- in materia di nascite annue). A livello politico, la forte e trasversale rete di attori organizzati -di cui ho parlato più sopra- dovrà iniziare un’azione di pressione pubblica perché le autorità governative inizino subito ad attivarsi per rendere istituzionalmente effettiva la nuova situazione emersa dal positivo quesito referendario. In altre parole, governo e parlamento dovranno mettersi subito al lavoro per aggiornare l’attuale Legge sulla cittadinanza, creare nuove procedure amministrative per accorciare la tempistica del riconoscimento della cittadinanza e attivare efficaci campagne di informazione per spiegare alla collettività i nuovi requisiti e i processi necessari per vedersi riconosciuta (e non concessa né regalata!) la cittadinanza italiana.
Le forze trasversali che hanno promosso e sostenuto il referendum avranno il diritto/dovere di capitalizzare il successo del risultato, proponendo ulteriori e migliorative politiche di accoglienza e inclusione, senza dimenticare che un ruolo propositivo di primo piano dovrà averlo l’associazionismo migrante perché tale ruolo li responsabilizza fortemente nei confronti della società italiana e del multiverso pluriculturale in generale. Quindi, come si diceva una volta, non più comunità a parte ma parte responsabile della comunità che li ha accolti.
Insisto su quest’ultimo argomento perché non è concepibile che l’associazionismo migrante assuma un ruolo passivo e/o di indifferenza nei confronti di un referendum che sarà nel loro assoluto interesse e non solo nell’interesse dell’Italia (per i motivi demografici, economici, fiscali, ecc. di cui sappiamo).
Sul versante economico, l’impatto del risultato positivo del referendum comporterebbe un elevato numero di nuovi italiani che potrà fornire al paese nuova (e legale!) forza lavoro in settori chiave della produzione e/o distribuzione che i nazionali rifiutano o snobbano perché non conferiscono status di fronte alla collettività. Le relazioni internazionali dell'Italia potrebbero essere influenzate, con possibili tensioni con i paesi di origine dei molti nuovi italiani (probabilmente a causa della perversa logica del brain drain
in un mondo globalizzato), ma anche grosse opportunità per rafforzare i legami diplomatici ed economici.
Nel lungo termine, se gestita efficacemente e con il coinvolgimento permanente e responsabile dell’associazionismo migrante, la vittoria del referendum potrebbe portare a configurare una società più dinamica perché ha finalmente deciso di riconoscere come italiani un importante numero di giovani, cioè, nuovi italiani che contribuiranno in modo significativo alla coesione sociale e alla ricchezza relazionale, culturale e multiversale del Paese.
Sarebbe, comunque, cruciale monitorare attentamente gli sviluppi dello scenario che qui immaginiamo ed essere pronti ad adattare/aggiornare le situazioni in base alle sfide che possano emergere nel corso del tempo.
L'esperienza italiana potrebbe, insomma, diventare un caso di studio per altri paesi dell’Unione che affrontano sfide simili legate alla presenza di persone immigrate e alla loro inclusione sociale perché il post-referendum aprirebbe uno scenario altamente significativo nella storia contemporanea del paese, con opportunità e sfide interessanti e significative. Il successo a lungo
termine di tutto questo dipenderà, però, dalla capacità delle autorità governative e della società stessa di gestire una simile trasformazione nella convivenza.
Per concludere: questo scenario ipotetico che abbiamo tentato di configurare in queste poche righe mostra come una vittoria contundente del referendum e la conseguente riforma della vigente Legge sulla cittadinanza, avrà effetti a cascata su molti aspetti della vita collettiva italiana.
Mentre porterà benefici effettivi in termini di riconoscimento, dignità e coinvolgimento responsabilizzante dei nuovi italiani, solleverà anche nuove sfide e dibattiti da parte di coloro che non si rassegneranno al nuovo paese che emergerà subito dopo la vittoria referendaria. Il successo di tutto questo dipenderà dalla capacità di tutte forze trasversali promotrici del referendum, nessuna esclusa, di costruire un senso di identità nazionale inclusivo e decisamente più moderno perché in linea con i tempi multiversali e di varietà culturali che viviamo in questa seconda metà della terza decade del XXI secolo.
Edgar J. Serrano Università degli Studi di Padova
Leggi anche le testimonianze di Manuelita Scigliano, presidente di Sabir :
https://www.comunitasolidali.org/referendum-cittadinanza-le-nostre-ragioni-per-votare-si-parte-2/
e di Luigi De Filippis, medico e fondatore di Coopisa:
https://www.comunitasolidali.org/referendum-cittadinanza-le-nostre-ragioni-per-votare-si/